Il luppolo è conosciuto per essere uno degli ingredienti utilizzati nella fabbricazione della birra ed in effetti può essere considerato proprio l’ingrediente principale insieme al malto d’orzo, compensa ed equilibra il dolce derivante della fermentazione del malto conferendo alla birra l’aroma ed il caratteristico sapore amarognolo, inoltre grazie alle sue caratteristiche antiossidanti e antibatteriche ne permette la lunga conservazione.
Che cos’è il luppolo?
Si tratta di una pianta a fiore della famiglia delle Cannabaceae (Humulus lupulus), le cui proprietà sono note in Nord Europa sin dall’ottocento dopo Cristo, sopratutto nella zona dell’attuale Germania dove è iniziata la sua coltivazione, mentre in Italia è arrivato circa mille anni dopo.
La parte della pianta del luppolo che viene usata nella fabbricazione della birra sono le infiorescenze esclusivamente femminili, che si presentano a forma di pigna (strobili) e vengono comunemente chiamate coni, contengono una polverina gialla, la luppolina, ricca di resine, polifenoli ed oli essenziali che conferiscono il tipico sapore alla birra.
Il luppolo ha una radice chiamata rizoma che penetra in profondità nel suolo per 3-7 metri, diramandosi in 4-7 radici principali dalle quali partono migliaia di altre piccole radici. I fusti sono sottili e rampicanti, all’interno dei luppoleti i fusti vengono fatti sviluppare in altezza e possono superare i 6-7 metri.
Clima per la coltivazione del luppolo
Il clima ottimale per la coltivazione del luppolo è quello proprio del Nord Europa, ha bisogno di costante umidità e del freddo invernale che ne permette il riposo e la conseguente rigenerazione vegetativa, non è adatto a climi troppo caldi e aridi.
Il luppolo è una pianta che non ha particolari esigenze in termini di terreno, ma per ottenere una buona produzione deve essere piantato in terreno fertile, abbastanza sciolto per consentire l’espansione delle radici in profondità, piuttosto drenante per evitare ristagni d’acqua e con un pH compreso tra 6 e 8.
Come avviene la coltivazione del luppolo
Il luppolo è una pianta perenne e gli impianti, chiamati luppoleti, hanno una durata produttiva di circa 20-25 anni, come accade anche per i vigneti.
La coltivazione del luppolo comincia con la preparazione del terreno, va prima eseguita l’aratura seguita da lavorazioni di finitura come l’erpicatura e la fresatura per ammorbidire il terreno. Successivamente il terreno deve essere concimato, si può quindi procedere con la messa a dimora delle piantine che avviene nel periodo primaverile tra marzo ed aprile.
Esistono piante di luppolo sia maschili che femminili e solo quelle femminili sono utili per l’industria brassicola, ecco perché la riproduzione non avviene per impollinazione, ma per talea che consente la piantumazione di soli esemplari femminili senza rischio di contaminazione con quelli maschili.
Un luppoleto viene disposto in filari di larghezza di circa 3 metri e le piantine nei filari sono distanti tra loro circa 50-80 cm, questa disposizione è chiamata sesto ed è preferibile che l’impianto sia posizionato in zone non troppo ventilate ed orientato a sud per aver garantita la massima produzione.
Dopo un anno circa dalla piantumazione devono essere predisposti tiranti e fili metallici che permetto al fusto rampicante di potersi sviluppare in altezza, di norma per ogni radice vengono fatti salire due fusti che vanno accompagnati lungo il filo soprattutto nelle prime fasi di crescita, mentre altri due germogli di riserva sono lasciati a terra.
Le radici del luppolo hanno bisogno di umidità costante del terreno, è buona norma ricoprire le radici con foglie o paglia al fine di mantenere l’umidità, vanno però assolutamente evitati i ristagni di acqua che potrebbero portare a malattie fungine delle radici, l’irrigazione di tipo a goccia è quindi quella da preferire.
Il terreno va mantenuto drenante e con una coltivazione di tipo baulare, cioè formando delle collinette di altezza di 20-30 cm sopra la radice, anche in caso di forti piogge l’acqua scorre verso l’interfila e non ristagna intorno alla radice.
La coltivazione del luppolo prosegue quindi negli anni con operazioni costanti di concimatura, di sarchiatura, per l’eliminazione delle erbe infestanti e di rincalzatura, cioè la continua copertura con riporto di terra sopra le radici più superficiali.
Il luppolo va difeso da malattie fungine dell’apparato radicale prima di tutto con la prevenzione, mantenendo drenante il terreno ed intervenendo quando necessario con trattamenti al rame, invece per difendere la pianta da insetti come gli afidi ed il ragnetto rosso, si può far ricorso ai metodi naturali dell’agricoltura biologica.
Raccolta del luppolo
A partire dal secondo anno dall’impianto può cominciare la raccolta dei coni, che avviene tra la fine di agosto e settembre, a volte anche ad ottobre.
I coni sono pronti per la raccolta quando si presentano di un colore verde molto chiaro o giallo e al tatto le membrane sono ruvide ed hanno la consistenza della carta.
I luppoleti producono una media di 15-20 quintali per ettaro di prodotto, per poterli utilizzare i coni devono poi ancora essere fatti essiccare appena raccolti per circa 2-3 giorni, in ambienti asciutti e scaldati dal sole, ma non direttamente esposti e perdere così ancora l’80% del loro peso in acqua, i luppoli vanno poi conservati sottovuoto in frigorifero.
Tipologie di luppolo
Esistono tre tipologia principali di luppolo per birrificazione, distinti per quantità di alfa-acidiche contengono:
– Luppoli da amaro: hanno un’acidità compresa tra 6% e 10%, vengono inseriti ad inizio bollitura;
– Luppoli da aroma: con acidità inferiore al 5%, inseriti a fine bollitura conferiscono solo gli aromi alla birra;
– Luppoli sia da aroma che da amaro: l’acidità varia tra 6% e 8% e conferiscono sia amaro che aroma.
Il luppolo è determinante per la creazione del sapore della birra, in particolar modo per le Weiss, prodotte in purezza con solo acqua, malto d’orzo, lievito e luppolo e per le Pils a bassa fermentazione, caratterizzate dal tipico gusto amaro del luppolo.